Testimonianza di Mario Mauri – 1967
Con questa mostra, il Cristina, tiene ben chiaramente ( e noi diciamo anche giustamente) a far conoscere quelle che sono le espressioni più significative e più complete d’un suo rapido processo evolutivo, pervenuto indubbiamente ad una maturità tecnica e ad una squisitezza di sensibilità coloristica veramente ammirevoli, perché ricche di quegli elementi positivi, concettuali ed estetici, che nel campo dei valori e delle valutazioni di cose d’arte,costituiscono sempre i pregi più essenziali,e diremmo quasi esclusivi, per un obbiettivo giudizio critico che possa dirne serenamente bene nel senso più largo e più convinto della parola.
Si presenta con lavori che altri,un po’ miopi o un po’ in malafede non esiteranno forse a chiamare “bozzetti”; ma che noi diciamo senz’altro (dispostissimi, in questo caso, a sostenerlo con una analisi molto rigorosa e con una dimostrazione anche scientifica- se il termine ci è permesso-) che di bozzetto non hanno proprio niente e che anzi, sono dei lavori completissimi, non suscettibili di ulteriori sviluppi.
Quest’asserzione può far torcere il naso a certi settori “congenitamente incapaci”, che oggi imbrattano tele su tele, con aborti che hanno dell’infinitamente meschino e del superlativamente grottesco, col ridicolo pretesto di voler fare del presentismo,dell’intimismo, dell’espressionismo e tanti altri ismi che però non sentono e non sentiranno mai, già che sono e resteranno sempre dei “mancati “ o dei “negati” nel senso più deficiente della parola. Ma noi ce ne freghiamo elegantemente e ci sorridiamo sopra, stando di fatto che, nella quasi totalità, detti impiastricciatori o imbrattatori,si sono sempre esibiti con “Pezzi” di nessun valore, paragonabili soltanto ad autentiche monete false, o a pessimi doppioni, frutto di un plagio commesso senza un briciolo d’intelligenza.
Ma chiudiamo l’involontaria parentesi e veniamo al sodo che riguarda il Cristina. Tra i suoi quarantasei lavori diligentemente disposti nella suggestiva ,accoglientissima e signorilissima galleria d’arte di A. Maltese, che è indubbiamente uno dei più bei locali per manifestazioni artistiche della Sicilia Orientale, ve ne sono precisamente dieci che, invece della firma “ Cristina”ancora poco nota per motivi che spiegheremo in qualche altro articolo, potrebbero portare benissimo, senza inorgoglirsene o gloriarsene per niente, quella di qualche famoso monumentato autore d’oggi, italiano o straniero che fosse. E ciò perché in questi dieci lavori v’è tutto quello che reclama un critico d’alta levatura, ai fini di un giudizio assai confortevole se non addirittura entusiasticamente elogiativo.
V’è tecnica; e tecnica buona, spigliata, sicura, d’una costruttività veramente felice. Tecnica che se, per certi lati,trasgredisce non poco quelle che sono le immutabili eterne leggi della prospettiva rispetto alla posizione e alla distanza, e delle proiezioni rispetto alle sorgenti di luce, per altri lati supplice a ciò e la compensa con vero talento, valendosi di altre leggi fisiche ed estetiche esistenti nel suo intimo e nel suo fantastico, che fanno del lavoro un tutto mirabilmente armonico, assai più suggestivo e comunicativo di quello che potrebbe essere un altro lavoro di pregio, basantesi rigorosamente sulle leggi statiche e dinamiche della natura.
Cristina, in fatto di estetica ,vede molto bene. E in certi suoi lavori d’una linearità schematica che può sembrare anche assurda e paradossale,s’appassiona con prezioso accorgimento a deformare,a snaturare il tutto, risolvendo poi, in ultimo,con un lirismo coloristico che è pura poesia, e con un senso delle proporzioni che se pur capriccioso, bizzarro,insofferente e intollerante,costituisce davvero un piccolo miracolo d’equilibrio, che ben pochi sanno compiere.
Non è pervenuta ancora nella sua forma migliore. Questo è visibile da certi passaggi che preludono a forme superiori e a immediatezze più sintetiche e più sostanziali. Ma ha di già una personalità, che in avvenire diventerà più netta, più decisa, più staccata. Cosa, questa, molto rara oggi a trovarsi, già che non pecchiamo affatto di presunzione o di spacconeria se osiamo affermare che i pittori di professione, nel loro 90% e passa, non ce l’hanno anche se ben quotati e confortati da larga stima e largo reddito.
Il Cristina invece ce l’ha. E lo si può vedere molto chiaramente e distintamente da certe preferenze tonali e concettuali, da certe predilezioni ambientali,da certi accostamenti e combinazioni di tinte che hanno raro riscontro in altri autori,che quando lo hanno, lo hanno per puro caso, incidentalmente, per misteriosa coincidenza e rispondenza di fenomeni creativi.
Mario Mauri