Testimonianza di Renato Civello – 1961
Queste parole non vogliono essere una presentazione nel senso corrente del termine: Rodolfo Cristina, invitato simpaticamente ad inserirsi nell’atmosfera domestica, ma certo non meno nobile di quelle ufficiali ed emblematiche, della collezione di un fine intenditore d’arte quale è il dott.Alberto Zannoni, rivela, senza clamore e senza paludamenti, con l’autorità spontanea e suasiva di una pittura che trasferisce le ragioni prime del dettato poetico in un clima di libera e raffinata figuratività, la sua intelligenza del problema estetico. Porta dalla provincia quella genuinità mordente di ispirazione e di strutturazione che è oggi diventata,fra le mille antinomi e programmatiche, un fatto così raro e che in lui non è mortificata da alcuna suggestione culturale.
L’educazione storico-critica di Rodolfo Cristina è veramente cospicua; ma pochi sanno eludere con altrettanta sicurezza il rischio di uno smagliante eclettismo, magari velato da una ricorrente sigla epifanica,e tradurre tutte le acquisizioni nel respiro di una singolare divisa creativa. Così, le contemplazioni paesistiche di questo pittore, saldamente costruite con ottimi impasti,con sapienza di accordi compositivi e cromatici e musicale vibrazioni di timbri,parlano un inconfondibile linguaggio: eloquenza di una significazione non altrimenti mutuata che dall’avvertire e dall’intendere di un artista di schietto temperamento, riluttante a qualsiasi forma di compromesso ed impegnato con generosa umiltà nella ricerca del bello non effimero.
Nello splendore delle apparenze, costantemente venato ed elegiaca tenerezza, fra gli ovattamenti felici della gamma e il suo repentino sfrangiarsi in tremito d’atmosfera, nell’incanto nitore di una marina o nella concisa armonia di una campagna crepuscolare, Cristina cerca ed intuisce i modi incorruttibili dell’essere. E’ un segno di responsabilità e di altezza spirituale; e il migliore augurio che io possa fare, come amico che gli vuol bene e come studioso d’arte che lo stima con assoluta convinzione, è che egli conservi sempre,contro ogni allettante sollecitazione, questa esigenza di interiorizzazione i pretesti innumerevoli del mondo empirico per fermarli nel tempo in vivezza di aperture universali.
Anno 1961 Renato Civello